Di quando un drago atterrò nel campo di Alarial…

 …e di come tutti gli eventi si misero in moto finché anche la seconda luna apparve in cielo.

La piccola Dael si avvicinò al letto della madre e iniziò a disegnarle sulla fronte un piccolo fiore. Alarial si era già svegliata da quando aveva sentito la figlia alzarsi dal letto, ma conoscendo il gioco che amava sempre fare tutte le mattine, aveva richiuso gli occhi e aspettato la sua piccola. Un piccolo raggio di luce attraversava una crepa sull’infisso di legno e tutte le mattine salutava Alarial. Mentre le piccole dita accarezzano la fronte un grande boato si udì provenire dal cielo, poi un rumore di schianto e qualcosa che rotolava, ma qualcosa di grande che rotolava.

Alarial saltò dal letto e abbracciò la figlia che spaventata la stringeva forte. La calmò accarezzandole i capelli, poi afferrò da sotto il letto il bastone nodoso di quercia e si avvicinò alla finestra per aprirla molto lentamente, un po’ per paura e un po’ per prudenza. Dael si era attaccata alla vestaglia ma coraggiosamente allungava lo sguardo verso la finestra per capire cosa fosse successo.

Quando il campo di grano fu visibile nel pieno della sua bellezza, luminoso e giallo come non pochi, la donna vide che qualcosa di grande, molto grande, grande quanto il granaio del vecchio Simor che ricordava ancora il passaggio del re Cardan IV tra i più belli dei sovrani, circondato dai suoi cavalieri splendenti. Alarial allungò la vista per cercare di capire cosa fosse quel grande oggetto sul campo di grano, ma soprattutto per stabilire la pericolosità. Cercò di guardare bene ma aveva avuto sempre molta difficoltà quando la luce era chiara e il cielo luminoso, perciò indossò il vestito che aveva preparato la sera prima, un bel tessuto di cotone con un disegno di prati in fiore, poi nascose la figlia sotto il pavimento della cucina e uscì di casa.

Camminò a passo lento e prudente fino al confine del campo e respirò profondamente ed entrò. Il tessuto di cotone accarezzava gli steli di grano, Alarial tenevo ben saldo il bastone nodoso di quercia che il nonno le aveva realizzato quando era piccola. Con quel bastone si era difesa da un cane randagio, aveva interrotto le mire espansionistiche del giovane Pat, figlio della signora Marsel, e per ben due volte aveva convinto la vecchia mucca Tien a rientrare nella stalla. Il giovane Pat ancora cambiava strada quando la incontrava.

Comunque più si avvicinava a quel grande essere, perché ora era chiaro che era un essere vivente, più sentiva le gambe tremare e rimpiangeva quella notte quando la seconda luna era sparita e tutti pensavano di non aver mai provato paura maggiore di quella.

Poiché non era chiaro cosa fosse, incominciò a girare attorno a quella montagna verde, che ora appariva con una pelle a forma di scaglie e finalmente si vide anche una coda e poi la donna rimase con la bocca aperta, perché tante ne aveva viste o ne aveva sentite, ma un drago verde non lo aveva mai visto.

Rimase ferma, non sapendo bene cosa fare. Poi il drago alzò la testa, Alarial fece un passo indietro se non due, ma l’essere antico aveva uno sguardo triste e sofferente, gli occhi era tristi e abbassò la testa a terra. La donna si accorse che qualcosa di rosso, rosso come la ruggine scendeva da un’ala. I loro occhi si incrociarono e capì che era un drago, una femmina ma soprattutto una madre. E quello che si dissero, senza conoscere altre parole che quelle del cuore, non è descrivibile, ma da quel giorno Alarial e sua figlia si alternarono a curarla. Di giorno Dael correva intorno al drago e un giorno si arrampicò anche sopra la schiena mentre l’antico essere piegava le scaglie per evitare di ferirla. La madre aveva esitato un istante per richiamare la figlia, ma poi si era fermata perché in quegli occhi doloranti e feriti aveva riconosciuto se stessa o una parte di sé.

Fu il terzo giorno che il drago parlò.

Così la mattina dopo Alarial aveva affidato la figlia alla vicina di casa, aveva caricato nella sacca pane cibo per quattro giorni ed era partita.

Attraversò la valle del Tuntabar dove i girasoli sono così alti che baciano le foglie degli alberi tutte le mattine per svegliargli. Poi colse le fragole dei campi di Aliant dove le donne cantano e le voci addolciscono le orecchie degli innamorati. Quindi giunse nei pressi del lago Taor dove tutte le primavere si celebrava la festa dei fiori. Ma tutto era distrutto. I sopravvissuti, quei pochi, raccontarono di un drago d’acciaio che li aveva attaccati bruciando e distruggendo tutto finché un grande drago verde cavalcato da un prode e coraggioso cavaliere non lo aveva combattuto per un giorno e una notte finché non aveva vinto. Il drago d’acciaio come ultimo gesto lo aveva colpito e il cavaliere era caduto nel lago, mentre il drago verde era stato scagliato oltre le montagne.

Alarial si recò sulle sponde del lago, si tolse i vestiti e si tuffò. Quando la pelle e l’acqua si toccarono fu come un festa, come se antiche amiche si fossero reincontrate. La donna nuotava agile e la sua vista, così sempre sofferente, ora vedeva come mai aveva inteso il mondo intorno a lei.

Da prima fu stupita, quasi drogata dalla sensazione di sentirsi finalmente in uno spazio che fosse suo, poi vide il corpo di un uomo disteso sul fondo del lago, il corpo era avvolto da una bolla e un pesce alimentava la protezione con la sua bocca. Alarial nuotò fino ad affiancare l’animale e poi si ricordò che avrebbe dovuto respirare, ma non ne aveva bisogno e allora ricordò.

Ricordò gli sguardi della madre che le insegnava a nuotare e giocare con i pesci che in branchi le facevano il solletico, ricordò dei tuffi e del sole che con i suoi raggi attraversano l’acqua e la salutavano tutte le mattine. Proprio come oggi.

Il pesce smise di sostenere la bolla, un mulinello d’acqua si formò d’improvviso e un essere d’acqua, un troll d’acqua si avvicinò a Alarial, la donna non ebbe paura, ricordò di quando quell’essere giocava con lei. L’essere raccolse l’uomo e insieme salirono fuori dal lago.

Così Alarial si ritrovò sulla spiaggia insieme a un troll d’acqua, un corpo di un cavaliere svenuto o morto e un troll di terra che si stava formando davanti a lei. I troll si passarono il corpo e così un giorno Alarial, un troll di terra e il corpo di un cavaliere coraggioso tornarono a casa.

Dael corse per tutto il sentiero finché non abbracciò la madre, osservò il troll di terra, che le sorrise e poi raggiunse il drago che ormai aveva quasi ripreso le forze.

Fu così che il drago curò con un incantesimo il cavaliere Salandur, Alarial ricordò che era la regina dei laghi e i troll rinnovarono l’antica alleanza con i popoli antichi.

Ci sarebbe la storia di quando i draghi d’acciaio diventarono buoni grazie al sorriso di una bambina, di quando Alarial radunò tutti gli antichi popoli intorno al tavolo ricavato dalla quercia più antica del mondo e il bastone nodoso rigenerò l’albero della vite eterne, e poi le storie del Sole e dei suoi raggi e della seconda luna che un giorno tornò proprio nell’ultima pagina di questa storia.

Ma a questo punto il vecchio Jand batte sempre il boccale di birra sul tavolo, la schiuma vola fuori e lamentandosi promette di raccontare tutte queste storie.

E una volta Dael, la regina Dael, abbassò il cappuccio del mantello con cui si nascondeva e salutò il vecchio generale Jand e tornò a casa come tutti gli anni per ricordare quella mattina che disegnò un fiore sulla fronte della madre e tutto non fu come prima.

Ma non possiamo anticipare tutte le storie anche perché il generale Jand le vuole raccontare lui.